Un esempio concreto dell’impatto ambientale si può fare prendendo come esempio una T-Shirt di cotone.
Per produrne una sola servono 2.649.79 litri d’acqua, 0.09 kg di fertilizzanti, 0.05 kg di pesticidi, 0.54 kg di carburanti fossili, 2.7 kg di Co2 e 0.05 kg di altri gas.
In seguito produce 8.3 Kg di emissioni di CO2 ogni 50 lavaggi/asciugamenti
Si stima che il 60% dell’energia utilizzata nel ciclo di vita di una maglietta di cotone è legata al lavaggio ed asciugatura ad alta temperatura effettuati durante il suo utilizzo.
Ma i danni non vengono prodotti solo dalla produzione e dall’utilizzo di abbigliamento.
Vi raccontiamo un caso esemplare dei danni provocati dalla produzione intensiva del cotone a causa dei grandi quantitativi di acqua impiegati per l’irrigazione.
Negli anni ’60 l’ex Unione Sovietica decise di fare colture intensive per diventare il maggior produttore di cotone. Fu sfruttato il bacino idrico del “Mare” di Aral attingendo acqua dal lago e dai suoi affluenti.
Il lago di Aral ha perso la gran parte del suo volume idrico con conseguente disagio per le popolazioni che vivevano sulle sue sponde.
Nell’arco di circa 20 anni la superficie del lago è dimezzata e la sua massa d’acqua ridotta dei 2/3.
Il conseguente aumento della salinità ha causato la scomparsa di flora e fauna acquatica e quindi posto fine alla florida industria della pesca.
L’industria della pesca impiegava 60.000 persone. È facile immaginare la gravità delle conseguenze sociali oltre a quelle ambientali.