Il lino è una fibra naturale ottenuta dallo stelo della pianta di Limum Usitatissimum, che viene coltivata in regioni a clima temperato. Questa pianta può raggiungere un’altezza compresa tra 60 cm e un metro e ha fiori azzurri o bianchi. La raccolta della pianta avviene in momenti diversi a seconda del tipo di prodotto che si vuole ottenere. Ad esempio, per i lini delle Fiandre, la raccolta avviene quando il fusto è ancora verde e il seme non è ancora maturo.
Successivamente, gli steli vengono fatti macerare in acqua per 4-14 giorni e poi sottoposti a diversi processi, come la maciullatura (rompendo la parte legnosa), la spinacciatura (separando le ultime parti legnose) e la pettinatura (rendendo le fibre parallele e adatte alla filatura).
Il colore del lino può variare dal bianco al grigio al giallognolo a seconda della provenienza. Si differenzia dal cotone per le sue irregolari nodosità, simili ai nodi di una canna di bambù, e per la sua freschezza al tatto, leggerezza e sgualcibilità. Il lino può essere classificato in base alla sua lavorazione (greggio o pettinato), alla qualità, finezza e colore della fibra.
I lini grossolani e scuri di Russia e Polonia sono adatti per la confezione di tessuti rustici e resistenti per uso domestico, mentre quelli italiani sono più adatti per tessuti comuni. I lini fini del Belgio e dell’Olanda sono ideali per tessuti di alta qualità, come damaschi per la tovaglieria, batiste per indumenti personali, filati o merletti. Questi lini sono anche alla base della produzione di famosi pizzi come quelli di Bruxelles, Valenciennes e Burano.
Capi realizzati in lino dalle nostre allieve e l’allievo




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